La sabbia è un elemento conosciuto e utilizzato da tutte le culture e in tutte le epoche; ancora oggi essa si presta agli usi più disparati nei campi dell'agricoltura dell'edilizia e dell'industria, ma qui ci limiteremo a considerare il ruolo che essa ha avoto nei campi delle arti e della loro espressione.
Le forme di arte legate alla sabbia di tutte le culture ed epoche, pur differenziandosi nelle loro realizzazioni, sono state condizionate da una importantissima caratteristica della sabbia che condiziona molto gli artisti nelle loro opere e soprattutto nel loro spirito: questa caratteristica è la facile e rapida deteriorabilità delle opere stesse che lega fortemente l'idea della sabbia al concetto universale della caducità. Quello che agli occhi di noi occidentali del ventunesimo secolo è un grave punto debole dal punto di vista tecnico, ha costituito un elemento di ispirazione e in taluni casi il motore espressivo dei primi artisti della sabbia soprattutto nelle culture ooliste dell'Asia e di alcuni popoli dell'America settentrionale di epoca precolombiana; il divenire nella sua accezione più profonda si lega al concetto della totalità ed al suo raggiungimento. In questo spirito la sabbia costituiva un mezzo ideale di espressione. La realizzazione stessa delle opere costituiva una vera e propria cerimonia simbolico-rituale caratterizzata da precisi tempi e modi sia in fase di costruzione che nel momento della distruzione del disegno. Alcuni popoli dell'America settentrinale come i Pueblo, gli Apaches, ma soprattutto i Navaho furono grandi realizzatori di disegni di sabbia carichi di forza espressiva vari e fantastici; i disegni avevano grandi dimensioni e narravano del “popolo sacro”, ossia degli esseri soprannaturali e degli eroi culturali che in un tempo arcaico avevano insegnato ai Navaho a vivere in armonia con le forze cosmiche. I disegni dovevano essere cerimonialmente distrutti prima che terminasse il giorno della loro realizzozione.
Un'altra cultura oolista pur molto diversa e distante da quella dei Navaho ha sviluppato delle forme d'arte e delle ritualità dalle straordinarie analogie con quelle americane sia nella tecnica che nello spirito e nella scansione dei tempi cerimoniali: la cultura tibetana. Ancora oggi i monaci tibetani usano le sabbie colorate in un felice connubio tra arte e religione realizzando straordinari mandala al termine dei quali l'opera viene simbolicamente affidata al vento o all'acqua senza che ciò venga percepito dagli artisti come una perdita e tantomeno come una distruzione, ma anzi come una forma di avvicinamento e di unione con il mandala in un'armonizzazione con le altre componenti del cosmo.
Le culture antropocentriche ed in particolare la cultura europea e cattolica rifiutano e combattono nel loro intimo l'idea di caducità, ciò nonostante, soprattutto nella seconda metà del novecento le arti della sabbia hanno contagiato , anche se spesso non comprese , gli artisti europei ed americani.. Abbandonata ogni forma rituale le arti della sabbia hanno qui però sviluppato tecniche raffinate sia per la realizzazione dell'opera che per la sua conservazione nel tempo. Un filone particolarmente fortunato è stato quello delle cosiddette bottiglie di sabbia : le sabbie colorate, con una particolare tecnica , vengono introdotte nella bottiglia creando sia motivi geometrici che disegni elaborati. Questa tecnica , nata in Sud America presso gli indios della Catamarca come arte povera, ha prodotto anche opere di notevole pregio artistico e tecnico e si è diffusa negli altri continenti e soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Le bottiglie di sabbia sono un perfetto esempio di adattamento dell'arte della sabbia in chiave moderna, esse hanno infatti tre caratteristiche fondamentali : sono durevoli , trasportabili e commerciabili.
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