sabato 14 maggio 2011

Le sabbie mobili


Il fenomeno delle sabbie mobili è conosciuto sotto il nome di tissotropia.
Per sabbie mobili si intende una massa di sabbia fine, più o meno satura di acqua, caratterizzata da una debole capacità di sostenere pesi. Nel caso tipico, si tratta di un miscuglio tra argilla ed acqua salata. Questa sabbia trattiene bene l'umidità grazie ai minuscoli pori presenti nei granelli.
Accade che la massa di sabbia abbia, a seconda delle circostanze, diverse caratteristiche fisiche:
-Se non disturbata, la massa di sabbia può formare effettivamente un corpo solido.
-Disturbata, la massa tende a liquefarsi: a causa della presenza di acqua, essa può reagire vistosamente alla tensione interna e comportarsi come un liquido se meccanicamente sollecitata. Può bastare che il corpo di una persona agisca sulla massa (o con la pressione esercitata dal suo peso, o semplicemente con una scossa) affinché i legami presenti tra i granelli di sabbia vengano allentati: infatti, essi perdono il contatto tra di loro e restano sospesi nell'acqua. Per questo, in assenza di frizione, potranno muoversi più liberamente, con conseguente calo della viscositàSe lasciata in pace, la massa recupera piuttosto in fretta la sua viscosità, tornando quindi a solidificarsi.

Nel Cinema e nella Realtà.

Questo tipo di terreno è stato un motivo drammatico abbastanza sfruttato nel filone d'avventura. Nelle scene dei film si vede spesso come la sabbia, simile ad un liquido, non sia in grado di sostenere il corpo di chi tenta di camminarci sopra, portandolo quindi a sprofondarci.

Resta il fatto che, dato il peso specifico di un essere animato, è possibile che questo affondi nelle sabbie mobili solamente per metà del suo volume. La sabbia pesa più dell'acqua, sicché galleggiare sulle sabbie mobili dovrebbe essere, almeno in teoria, più facile che sull'acqua di un lago. In ogni caso non è praticamente possibile, come invece maliziosamente suggerito nei film, che il soggetto sprofondi completamente (del resto è raro che le sabbie mobili siano molto profonde).

È invece vero che le sabbie mobili possono costituire un pericolo mortale; di solito sono necessarie forze notevoli per tirare fuori una persona dalla melma e essere intrappolato in tali sabbie può portare indirettamente la morte dell'individuo: non sono però le sabbie in sé ad uccidere, ma le condizioni in cui portano il soggetto che vi resta intrappolato a lungo senza essere soccorso, come la disidratazione, la fame oppure, nel caso di sabbie mobili marine, il ritorno dell'alta marea.

PRINCE OF PERSIA : Le sabbie del tempo





Prince of Persia è un film del regista Mike Newell ispirato all’omonimo videogame creato nel 1989 dall’Ubisoft, in particolare quella raccontata nel film è la storia di “Prince of Persia:  Le sabbie del tempo” uscito nel 2003.
Il film è ambientato nel Medioevo e ha come protagonista Dastan, un principe che si trova ad avere nelle mani il destino dell’umanità, deve infatti impedire una tempesta di sabbia in grado di distruggere il mondo intero.
Il principe, in particolare, viene ingannato e senza volerlo scatena le sabbie del tempo che distruggono il regno e trasformano la popolazione in feroci demoni.Per salvare la popolazione e rimediare al proprio imperdonabile errore il principe si allea con una principessa rivale, insieme devono assolutamente far tornare le sabbie nella clessidra usando il Pugnale del Tempo, che consente di controllare lo scorrere del tempo.

Sabbia ed Energia Solare: Progetti nel Sahara




Potremmo dover dire tutti grazie al deserto del Sahara se, nei prossimi decenni, riusciremo a coprire il fabbisogno energetico mondiale nonostante l’impoverimento delle risorse che oggi ci consentono di produrre energia. Infatti, stando a quanto dichiarato dal Sahara Solar Breeder Project, sarà la sabbia, o meglio la silice in essa contenuta, a fornire la metà del fabbisogno complessivo totale del mondo entro il 2050. Il progetto prevede la costruzione di impianti produttivi nel deserto che dovrebbero lavorare la sabbia per estrarne il prezioso componente indispensabile alla costruzione dei pannelli solari. È vero che numerosi sono i laboratori, nel mondo, che si occupano di cercare un’alternativa alla silice, ma è anche vero che attualmente si tratta pur sempre della materia prima dal rendimento migliore e, dunque, più richiesta dalle industrie produttrici.
Ma gli impianti da costruirsi nel deserto dovrebbero servire a produrre pannelli per centrali solari di grandi dimensioni, in grado di avviare la trasformazione di oltre cento Gigawatt di energia elettrica. Tuttavia, non abbiamo ancora una tecnologia di riferimento per riuscire ad estrarre la silice dalla sabbia: riusciremo per davvero a colmare questo gap in tempi rapidi, facendo sì che il deserto – da distesa desolata e improduttiva – possa diventare il serbatoio energetico mondiale? Per il momento, l’unica risposta possibile è quella di accontentarsi dello stanziamento di due miliardi di dollari ai laboratori di ricerca universitari, affinché riescano a trovare una soluzione, consegnando alla storia un risultato di straordinario impatto economico e sociale.

venerdì 13 maggio 2011

Etnologia


La sabbia è un elemento conosciuto e utilizzato da tutte le culture e in tutte le epoche; ancora oggi essa si presta agli usi più disparati nei campi dell'agricoltura dell'edilizia e dell'industria, ma qui ci limiteremo a considerare il ruolo che essa ha avoto nei campi delle arti e della loro espressione.
Le forme di arte legate alla sabbia di tutte le culture ed epoche, pur differenziandosi nelle loro realizzazioni, sono state condizionate da una importantissima caratteristica della sabbia che condiziona molto gli artisti nelle loro opere e soprattutto nel loro spirito: questa caratteristica è la facile e rapida deteriorabilità delle opere stesse che lega fortemente l'idea della sabbia al concetto universale della caducità. Quello che agli occhi di noi occidentali del ventunesimo secolo è un grave punto debole dal punto di vista tecnico, ha costituito un elemento di ispirazione e in taluni casi il motore espressivo dei primi artisti della sabbia soprattutto nelle culture ooliste dell'Asia e di alcuni popoli dell'America settentrionale di epoca precolombiana; il divenire nella sua accezione più profonda si lega al concetto della totalità ed al suo raggiungimento. In questo spirito la sabbia costituiva un mezzo ideale di espressione. La realizzazione stessa delle opere costituiva una vera e propria cerimonia simbolico-rituale caratterizzata da precisi tempi e modi sia in fase di costruzione che nel momento della distruzione del disegno. Alcuni popoli dell'America settentrinale come i Pueblo, gli Apaches, ma soprattutto i Navaho furono grandi realizzatori di disegni di sabbia carichi di forza espressiva vari e fantastici; i disegni avevano grandi dimensioni e narravano del “popolo sacro”, ossia degli esseri soprannaturali e degli eroi culturali che in un tempo arcaico avevano insegnato ai Navaho a vivere in armonia con le forze cosmiche. I disegni dovevano essere cerimonialmente distrutti prima che terminasse il giorno della loro realizzozione.

Un'altra cultura oolista pur molto diversa e distante da quella dei Navaho ha sviluppato delle forme d'arte e delle ritualità dalle straordinarie analogie con quelle americane sia nella tecnica che nello spirito e nella scansione dei tempi cerimoniali: la cultura tibetana. Ancora oggi i monaci tibetani usano le sabbie colorate in un felice connubio tra arte e religione realizzando straordinari mandala al termine dei quali l'opera viene simbolicamente affidata al vento o all'acqua senza che ciò venga percepito dagli artisti come una perdita e tantomeno come una distruzione, ma anzi come una forma di avvicinamento e di unione con il mandala in un'armonizzazione con le altre componenti del cosmo.

Le culture antropocentriche ed in particolare la cultura europea e cattolica rifiutano e combattono nel loro intimo l'idea di caducità, ciò nonostante, soprattutto nella seconda metà del novecento le arti della sabbia hanno contagiato , anche se spesso non comprese , gli artisti europei ed americani.. Abbandonata ogni forma rituale le arti della sabbia hanno qui però sviluppato tecniche raffinate sia per la realizzazione dell'opera che per la sua conservazione nel tempo. Un filone particolarmente fortunato è stato quello delle cosiddette bottiglie di sabbia : le sabbie colorate, con una particolare tecnica , vengono introdotte nella bottiglia creando sia motivi geometrici che disegni elaborati. Questa tecnica , nata in Sud America presso gli indios della Catamarca come arte povera, ha prodotto anche opere di notevole pregio artistico e tecnico e si è diffusa negli altri continenti e soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Le bottiglie di sabbia sono un perfetto esempio di adattamento dell'arte della sabbia in chiave moderna, esse hanno infatti tre caratteristiche fondamentali : sono durevoli , trasportabili e commerciabili.


domenica 8 maggio 2011

La terapia del gioco della sabbia


La terapia del gioco della sabbia ( in inglese Sand play therapy, S.P.T. ) è una particolare modalità psicoterapeutica ideata da Dora Kalff, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung.  Utilizzata sia nella terapia del bambino che dell'adulto, essa nasce dalla potenzialità terapeutica che il giocare ha per la psiche, poiché proprio la qualità ludica stimola la fantasia e libera energie bloccate: “ Tutto il lavoro umano trae origine dalla fantasia creativa, dall'immaginazione; come potremmo averne una bassa opinione? Inoltre la fantasia normalmente non si smarrisce; profondamente e intimamente legata com'è alla radice degli istinti umani e animali, ritrova sempre, in modo sorprendente la via. L'attività creatrice dell'immaginazione strappa l'uomo ai vincoli che l'imprigionano al nient'altro che, elevandolo allo stato di colui che gioca. E l'uomo, come dice Shiller, "è totalmente uomo solo là dove gioca". L'effetto al quale io miro è di produrre uno stato psichico nel quale il paziente cominci a sperimentare con la sua natura uno stato di fluidità, mutamento e divenire, in cui nulla è eternamente fissato e pietrificato senza speranza" (Jung, 1929).  Il lavoro si svolge a partire dagli scenari che il paziente costruisce nella sabbiera ( contenitore in legno con il fondo dipinto di azzurro pieno di sabbia) che può essere popolata di oggetti o personaggi in miniatura, al fine di ricostruire le più disparate situazioni o anche semplicemente per essere trasformata in un disegno o in un rilievo usando la sabbia stessa. In tal modo si viene a creare uno "spazio vuoto libero e protetto" nel quale il paziente, attraverso l’uso degli oggetti, può esprimere a livello simbolico le emozioni, le paure e le speranze più profonde, al fine di riattivare  un processo di trasformazione psichica e uno sviluppo più armonico della personalità

La fisica dei castelli di sabbia


Costruire castelli di sabbia è un divertente gioco dei bambini al mare , ma rappresenta anche un interessante problema di fisica.Quando la sabbia è asciutta, l’attrito tra le particelle garantisce una debole forza di coesione, che però non basta a contrastare la forza di gravità, che fa cadere i cumuli di sabbia. L’aggiunta di acqua cambia notevolmente le proprietà della sabbia: la coesione tra i granelli umidi aumenta di molto grazie alla forza di attrazione che si instaura tra le molecole di acqua che circondano i granelli. Questa forza si chiama tensione superficiale ed è una caratteristica dei liquidi: le molecole superficiali sono attratte verso l’interno dalle molecole sottostanti.La tensione superficiale agisce pertanto come un elastico, un collante, tra i grani di sabbia, creando una forza di attrazione tra essi che è assente nella sabbia asciutta. Quando si bagna la sabbia, ogni goccia d’acqua ‘cerca’ il contatto con la superficie di due o tre granelli; la tensione superficiale fa poi sì che si creino piccolissimi ‘ponti’ lungo i quali si trasmette la forza di attrazione che rende compatti i grani.  La costruzione di un castello di sabbia stabile necessita del giusto rapporto tra acqua e sabbia: troppa poca acqua non è sufficiente a contrastare con la tensione superficiale la forza di gravità e i castello cade; viceversa, troppa acqua dissolve i ‘ponti’ creati dalla tensione superficiale e il castello diventa fanghiglia. 
I granelli di sabbia più fini garantiscono una coesione maggiore: i litorali più adatti sono pertanto quelli bassi, dove c’è un continuo rimescolamento delle acque. Il sale contenuto nell’acqua di mare contribuisce a tenere saldo il castello, grazie al suo effetto collante, che si mantiene anche quando l’acqua comincia a evaporare.



mercoledì 4 maggio 2011

Premessa

La sabbia è presente ovunque nel mondo e in alcuni ambienti costituisce l'elemento dominante del paesaggio.
La combinazione dei diversi minerali che la compongono le consente di assumere una grande varietà di aspetti e sfumature di colore che sono caratteristici della parte del mondo dove si sono formate.
La sabbia, una volta formatasi, viene messa in movimento, accumulata o dispersa, lavorata e selezionata dall'azione singola o combinata di due fondamentali elementi che hanno plasmato il nostro pianeta: l'acqua e il vento.
Osservando la sabbia con una lente di ingrandimento se ne possono facilmente apprezzare le varie componenti; sono rare le sabbie composte da un solo minerale e quelle delle spiagge marine contengono spesso una consistente porzione di gusci di mitili sbriciolati.. La sabbia in un certo senso ci racconta la storia naturale dell'ambiente in cui si è formata o da cui proviene